Nato in provincia di Lecce, Franco Sbarro è un designer e progettista che ha un grande successo all’estero ma che in Italia non ha grande seguito. Eppure alcuni suoi prototipi e concept car sono davvero geniali
Il detto secondo cui nessuno è profeta in patria, calza a pennello su di lui. Italiano di nome, di nascita e di formazione, ha trovato fortuna all’estero e nella penisola è conosciuto davvero da pochi. Peccato perché nel corso degli anni ha mostrato più volte una genialità, applicata al mondo dell’automobile, fuori dal comune.
Parliamo di Franco Sbarro, un personaggio poliedrico, che ha grande successo in buona parte del mondo, soprattutto in Francia e Svizzera, ma che è poco seguito ed apprezzato in Italia.
Francesco Zefferino Sbarro nasce il 27 febbraio 1939 a Presicce, in provincia di Lecce. Suo padre è un agricoltore ma lui è interessato a tutto ciò che riguarda la meccanica e già da ragazzino smonta e modifica motociclette e ciclomotori.
Nel 1957, terminati gli studi, come è accaduto a tanti connazionali emigra a Neuchâtel, in Svizzera, in cerca di un futuro migliore. Inizia a lavorare come meccanico, ben presto acquista un’officina e comincia ad essere un punto di riferimento per i possessori di vetture del marchio tedesco Borgward.
Ma la svolta decisiva della sua carriera avviene nei primi anni ’60 quando conosce Georges Filipinetti, industriale e titolare di una concessionaria Ferrari che gli affida la direzione tecnica del suo team, la Scuderia Filipinetti, impegnata nelle corse di durata, non solo con vetture del Cavallino.
Sbarro porta le sue idee e nello stesso tempo amplia le proprie conoscenze tecniche che metterà a frutto negli anni a venire. Inizia con il restauro di alcune auto e crea la sua prima vettura, la coupé Filipinetti che adotta un pianale Volkswagen Karmann Ghia 1600.
Nel 1968 si mette in proprio e fonda la Atelier de Construction Automobile, ACA, dove assembla vetture disegnate da lui che montano la meccanica di varie Case. Nel 1971 a Neuchâtel fonda la Sbarro che si occupa della progettazione e produzione di concept car e di prototipi di auto e moto.
Numerosi i modelli proposti negli anni tra cui la replica della Bugatti Royale che monta un motore a 16 cilindri, ovvero l’unione di due V8 Rover. Propone anche la replica della BMW 328 anteguerra ed una coupè su base Audi 100.
Negli anni ’90 si sposta in Francia: a Pontarlier fonda la scuola di design ESPERA, Espace Sbarro Pédagogique d’Etudes et de Réalisations Automobiles.