Nel Gran Premio d’Olanda 1973 gli spettatori davanti alla tv assistono al dramma del pilota inglese Roger Williamson, morto nel rogo della sua March. Unico a intervenire il collega David Purley che senza successo cerca di capovolgere la March in cui è intrappolato, ancora cosciente, l’amico e collega

Si intitola The Lost Generation, la generazione perduta. Un imperdibile libro che racconta le vite, finite tragicamente, di tre giovani piloti inglesi. Tom Pryce, colpito da un estintore di un commissario di percorso durante il Gran Premio del Sud Africa 1977, Tony Brise, deceduto in un incidente aereo nel 1975 assieme a Graham Hill e Roger Williamson, morto nel Gran Premio d’Olanda 1973. Williamson, nato nel 1948 se n’è andato ad appena 25 anni, durante il secondo GP della sua carriera con milioni di persone che, davanti alla tv, assistevano impotenti ai disperati sforzi di David Purley di liberare dalle fiamme l’amico e collega che urlava, implorando di essere salvato.

Roger era di Leicester: i kart da ragazzino, il passaggio alle auto grazie ai sacrifici della famiglia. Williamson nel 1967 corre con le Mini e su 18 gare ne vince 14; l’anno prova con le monoposto di Formula 3 ma presto torna alle Mini per poi passare ad una Ford Anglia. Nel 1971 è di nuovo in F3 con una March 713 conquistando subito il titolo grazie a ben 14 vittorie. Roger Williamson viene subito indicato come erede di Jackie Stewart e Graham Hill. Nel 1972 rivince il campionato nazionale.

Nel 1973, sostenuto dall’uomo d’affari ed appassionato Tom Wheatcroft prima acquista una GRD 273, in seguito una March 732 con cui vince il Gran Premio Lotteria a Monza. Ad inizio stagione Louis Stanley, patron della BRM, lo aveva invitato ad un test con la P180 di F1: Roger gira costantemente sotto il record ma quando gli viene offerto il contratto per diventare il compagno di squadra di Clay Regazzoni Wheatcroft pone il veto perchè vuole assolutamente una monoposto con motore Cosworth e quindi il sedile della BRM passa a Niki Lauda. Nel corso della stagione Wheatcroft e Williamson s’accordano per disputare qualche gara di F1 con una March ufficiale per poi acquistare una McLaren M23 in vista dell’annata 1974.

Il pilota debutta nel Gran Premio di Gran Bretagna a Silverstone. In prova è ventiduesimo, in gara viene coinvolto nel terribile quanto spettacolare incidente al primo giro causato da Jody Scheckter in cui Andrea De Adamich si frattura le gambe.

Due settimane dopo c’è il Gran Premio d’Olanda a Zandvoort e l’inglese si qualifica in diciottesima posizione. Nelle prime fasi di gara è tredicesimo, seguito dall’altra March del connazionale David Purley, ma all’ottavo giro accade la tragedia: nella zona del Tunnel Oost, dove aveva trovato la morte tre anni prima Piers Courage, la gomma anteriore sinistra esplode. I due avevano appena affrontato il sinistra-destra chiamato Hondenvlak e si trovavano nel primo dei due veloci curvoni destrorsi da affrontare in quinta marcia. Williamson colpisce il guardrail esterno i cui sostegni, incredibilmente, erano stati incastrati nella sabbia soffice, la struttura in acciaio si piega all’indietro e fa rimbalzare la March in pista dove atterra capovolta, in mezzo alla seconda curva a destra. Il serbatoio di sinistra è danneggiato e subito divampa un piccolo incendio. Purley ferma la sua auto e corre in aiuto dell’amico sotto l’occhio delle telecamere. I commissari, senza abbigliamento ignifugo e con solo un estintore, si limitano a guardare ed a fare segnalazioni alle altro vetture mentre Purley, da solo, cerca di raddrizzare la March avvolta dalle fiamme. Solo un paio di commissari, timidamente, cercano di aiutarlo. E Williamson urla ai soccorritori di salvarlo.

Dopo due giri, con lo spostamento d’aria delle vetture che continuavano a correre (i piloti avevano immaginato, vedendolo sulla pista, che l’incidente avesse coinvolto Purley e che questo fosse riuscito ad uscire dalla vettura in fiamme), il fuoco aumenta di intensità. Purley afferra un estintore da un commissario di percorso, ma ormai le fiamme sono troppo alte. Mentre i marshal rimangono immobili, gli spettatori sconvolti cominciano a entrare sulla pista per cercare di dare una mano. A quel punto si muovono i poliziotti con i cani per tenere indietro la gente, in un quadro sempre più assurdo. Alla fine, i commissari cercano di trascinare via il desolato Purley che se li scrolla di dosso con rabbia. Quando, otto minuti dopo, finalmente arrivano i camion dei pompieri è ormai troppo tardi. Una coperta viene gettata sopra il relitto bruciato con Williamson ancora dentro, e la corsa continua. A vincere senza gioia è Jackie Stewart con la Tyrrell.

Raccontò, con le lacrime che gli rigavano il volto, David Purley: “Non riuscivo a capovolgerlo. Potevo vedere che era vivo e lo sentivo gridare, ma non riuscivo a muovere la macchina. Cercavo di convincere la gente ad aiutarmi, e se avessi potuto capovolgere la vettura sarebbe andato tutto bene, avremmo potuto tirarlo fuori…”. L’inglese, che sarebbe sopravvissuto ad un terrificante incidente a Silverstone nel 1977 prima di morire nel 1985 alla guida di un aereo acrobatico, ricevette la George Medal per il suo coraggio mentre i resti del povero Williamson, il primo della Lost Generation ad andarsene, vennero cremati e sepolti in una località segreta.