Nei primi anni ’70 la Renault con il marchio Alpine scende in campo nelle gare di durata raccogliendo idealmente il testimone abbandonato dalla Matra dopo numerosi successi. Dopo qualche stagione interlocutoria, anche per l’impegno di voler debuttare – a Silverstone nel 1977 – in Formula 1 con una vettura a motore turbo, proprio all’inizio di quell’anno l’azienda francese cambia strategia, concentrandosi esclusivamente sulla 24 Ore di Le Mans, gara in cui la Renault schiera quattro A442 con il chiaro intento di portare a casa la vittoria nella classicissima francese..

Nei mesi precedenti da parte dei vertici francesi non si lascia niente di intentato e viene messo in atto un articolato programma di prove, con diversi test di resistenza e di durata, allenamenti al pitstop e varie simulazioni. In prova l’armata Renault Alpine piazza tutte e quattro le sue vetture tra i primi cinque con la pole position di Jean Pierre Jabouille, l’uomo che conosceva l’A442 meglio di chiunque altro avendo seguito il suo sviluppo fin dall’inizio. Sfortunatamente, i pistoni dei motori turbo delle A442 non hanno resistito e, una volta ancora, la squadra è tornata a casa a mani vuote. Ma ben decisa a riprovarci senza commettere errori.

Il 1978 sembrava essere l’ultimo possibilità per i francesi. Il motore CHS 2 V6 era diventato molto più affidabile grazie alle ore passate al banco prova e l’aerodinamico Marcel Hubert aveva ulteriormente perfezionato il design dell’auto con un tetto a bolla che fungeva da parabrezza e che serviva a penetrare meglio nell’aria. Numerosi i test completati nei mesi precedenti alla gara sul circuito della Sarthe che ormai era un’ossessione per l’armata gialla. Il 10-11 giugno 1978, la folla -numerosa come sempre -era desiderosa di assaporare un duello tra i francesi e l’armata tedesca della Porsche che, come sempre, si presentava competitiva e combattiva. Gli altri avversari erano destinati a ruoli secondari.

Quattro le vetture iscritte dalla Renault alla gara con la A443 di Jabouille-Depailler (telaio 443-0), dotata di un motore turbo da 2.138 cc, a segnare il secondo miglior tempo in prova. Il talentuoso pilota di Clermont-Ferrand, morto due anni dopo durante un test a Hockenheim con l’Alfa Romeo di F1, raggiunse i 359 km/h sul rettilineo di Mulsanne girando nel tempo di 3m28.4s.

Assumendo il ruolo di lepre, l’auto nelle prime ore di gara era costantemente davanti a tutti. Nelle prime ore di domenica mattina sembrava avere ormai la corsa in pugno, ma si rompe un pistone e Jabouille-Depailler si devono fermare. Già da tempo sono ko Jean-Pierre Jarier e l’inglese Derek Bell che si sono dovuti ritirare a metà gara a causa di un guasto al differenziale mentre Guy Frequelin, Jean Ragnotti e Josè Dolhem sono indietro. Non va meglio in casa Porsche con la 936/78 di Jacky Ickx, Jochen Mass e Henri Pescarolo fuori causa per un incidente. I più pericolosi sono Bob Wollek e Jurgen Barth ma viaggiano staccate di qualche giro dalla Renault Alpine di testa su cui si concentrano tutte le speranze dei francesi. E’ la A442 (telaio 442-3) guidata dal veterano Jean-Pierre Jaussaud, 41 anni, e dal giovane Didier Pironi, 26. Sotto la guida dell’ingegnere Michel Tetu, la coppia ha lavorato insieme in modo superbo adottando un approccio intelligente puntando più sul ritmo che sulla velocità.

Domenica 11 giugno alle 16:00 attraversano il traguardo vittoriosi, avendo percorso 5.044 chilometri alla velocità media di 210 km/h. La quarto A442 (telaio 442-4), quella di Ragnotti-Fréquelin-Dolhem finirà al quarto posto.

A missione compiuta, Renault Sport ha deciso di abbandonare l’endurance per dedicare tutti i suoi sforzi alla Formula 1 ma solo dopo aver festeggiato in maniera adeguata il successo inseguito per anni con una grande festa nel centro di Parigi e con la vettura vincente che sfila orgogliosamente sugli Champs Elysée.