Il soprannome con cui era conosciuto nei box delle gare americane, Peter Perfect, racconta esattamente chi era Peter Gregg. Quando una delle tante Porsche che ha guidato, bianca con bande rosse e blu ed il numero 59, scendeva in gara tutto doveva essere al massimo, controllato, previsto. Perfetto, appunto. Insieme al suo amico e socio in affari Hurley Haywood, Peter Gregg era difficile da battere nelle gare IMSA nordamericane. Ha terminato 152 su 340 gare in prima posizione. Ha vinto il Campionato Trans Am e la serie IMSA GTO, per quattro volte ha conquistato la 24 Ore di Daytona, una volta la 12 Ore di Sebring mentre è arrivato terzo a Le Mans nel 1977, alla guida di una Porsche 935 privata, stesso risultato l’anno dopo con una 936/77 ufficiale.

Peter Gregg era nato il 4 maggio 1940 a New York. Suo padre era un ingegnere meccanico che si occupava della produzione di inceneritori marini. Si laurea ad Harvard, prima di trasferirsi in Italia dove frequenta la scuderia Centro-Sud di Mimmo Dei per imparare a conoscere le auto da corsa. Sembra destinato a importanti ruoli negli istituti bancari ma l’hobby delle corse automobilistiche lo rapisce sempre più.

All’inizio degli anni ’60 Peter Gregg si arruola nella Marina degli Stati Uniti diventando un ufficiale dell’intelligence. Nel frattempo inizia la sua carriera agonistica con gimkane e gare sul ghiaccio e nel 1962 passa alla pista con le corse della SCCA.

Peter Gregg fu congedato dalla Marina nel 1965. Da quel momento, le corse automobilistiche divennero la sua vera passione. A Jacksonville, in Florida, rileva una concessionaria Porsche, la Brumos, dopo la morte del fondatore Hubert Brundage. È poi la volta di una concessionaria Mercedes Benz e di un’altra, che commercializzava Fiat e MG.

Nel 1964 inizia a correre con le Porsche, una 904. Entra nella serie Trans Am Under 2 litri nel 1968 e vince il titolo l’anno successivo. Nel 1971 guida una Ford Mustang per Bud Moore e s’aggiudica il campionato nel 1973 e nel 1974 con una Porsche del suo team, il Brumos. Peter Gregg entra nella serie IMSA fin dall’inizio e vince la 24 Ore di Daytona nel 1973 con una 911 Carrera RSR assieme a Hurley Haywood battendo i prototipi: fu probabilmente uno dei suoi più grandi successi. Poco dopo annuncia il suo ritiro, scegliendo di diventare direttore della Jacksonville National Bank, ma molto velocemente torna alle corse IMSA vincendo il campionato nel 1974, 1975, 1978 e 1979. Gregg ha ha vinto la 24 Ore di Daytona altre tre volte, nel 1975, 1976 e 1978. Quella del 1976 con la BMW 3.0 CSL, la Batmobile, assieme Brian Redman: è la prima grande vittoria del costruttore bavarese sul suolo americano.

Il soprannome Peter Perfect fu affibbiato a Peter Gregg per il suo comportamento ultra professionale. Le sue auto erano sempre preparate in modo impeccabile e aveva fissato standard elevati nelle corse. La fama delle Porsche bianco blu e rosse ben presto varcò i confini degli Stati Uniti e Gregg riuscì a stringere legami molto stretti con la Porsche in Germania beneficiando di particolari extra che i suoi avversari non avevano. I motori più potenti o i pezzi di ricambio migliori erano sempre per il suo team. Era chiaro a tutti che Peter Gregg era il rappresentante ufficiale della Porsche negli Stati Uniti nelle corse IMSA. Era uno dei suoi privilegi ma se li meritava.

Ma la perfezione, e il successo che ne deriva, hanno un costo. Per molti dei suoi avversari Peter Gregg era un uomo difficile da amare. Sicuramente rispettato ma non ben voluto. “Sono sempre stato suo amico, ma ci sono stati molti ostacoli” spiega Haywood. “Non molte persone lo sanno, ma Gregg era un maniaco-depressivo e aveva enormi sbalzi d’umore. A volte dovevi solo andartene, e cinque minuti dopo sarebbe stato completamente diverso. Per essere suo amico, sopportavi anche questo”.

Nel giugno 1980 avrebbe dovuto gareggiare alla 24 Ore di Le Mans con una Porsche 924 Carrera GTS ufficiale insieme al collega americano Al Holbert, ma rimase ferito vicino a Parigi durante un test: mentre tenta di sorpassare un carro trainato da buoi, un’auto si ferma davanti a lui e, nel tentativo di evitare una collisione, Peter Gregg finisce in un fosso. Quando i medici non hanno permesso a Gregg di correre, il suo posto è stato preso da Derek Bell.

Peter Gregg venne autorizzato a gareggiare alla Paul Revere 250 a Daytona il mese successivo. Hurley Haywood, che doveva guidare per la maggior parte della gara, ebbe un malore mentre era in testa: tornò ai box lasciando la vettura a Gregg che però, non riuscendo a tenere il ritmo a causa dei postumi dell’incidente di Parigi, finì solo terzo. Soffrendo di visione doppia, fu presto escluso dalle corse dall’IMSA. I suoi problemi alla vista erano permanenti. Questo lo portò a uno stato depressivo e poiché non vedeva alcun miglioramento, sentiva che la sua carriera era finita. Era una situazione che Peter Perfect non poteva sopportare.

Peter Gregg si suicidò il 15 dicembre 1980, vicino alla spiaggia di Jacksonville. Nella sua valigetta, aveva lasciato un biglietto d’addio che diceva: “Semplicemente non mi godo più la vita. Devo avere il diritto di farla finita”. A piangerlo, oltre agli amici e colleghi, la moglie Jennifer Johnson ed i figli Jason e Simon.

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