Oltre cento anni fa (la sua fondazione risale al 1907) la famiglia Benelli impiantò a Prato un’azienda chimica che prima della guerra era nota in tutta Italia con Super-Iride, un colorante per i tessuti, mentre nei decenni successivi lanciò sul mercato l’insetticida Super-Faust che negli anni ’60 venne pubblicizzato in televisione attraverso Carosello con il personaggio di Riccardone Supefusto accompagnato dalla fidanzata Svanitella.

Della famiglia Benelli fanno parte anche due ragazzi che negli anni ’60 sono poco più che maggiorenni: Roberto, che correrà per qualche anno con lo pseudonimo di “Robertino” e che oggi ricopre la figura di Presidente del circuito del Mugello e Carlo, nato nel 1943.

Carlo Benelli comincia a correre a 21 anni in qualche salita e ben presto adotta pure lui uno pseudonimo: cosa c’è di meglio di “Riccardone” come il popolare personaggio di Carosello?

Riccardone comincia la sua carriera nel 1963 con una Fiat-Abarth 1000TC con cui fa esperienza in alcune cronoscalate italiane mentre il suo primo risultato importante è il terzo posto di classe nel 1965 al Circuito del Mugello, il tracciato di 67 chilometri ricavato sulle strade dell’Appennino, con la pesante ed ingombrante Mercedes 230SL che utilizza tutti i giorni. Due anni dopo, in coppia con Giuseppe Virgilio su un’Alfa Romeo GTA, Riccardone al Mugello finisce ottavo assoluto mentre nel 1968 si presenta da solo finendo al settimo posto della generale. Tra gli altri risultati degni di nota di quel periodo il secondo posto di classe alla 1000 Km di Monza 1967 su una Ferrati 275 GTB assieme ad un altro promettente pilota, pure lui di Prato, Nanni Galli.

Ma è soprattutto con le GTA dell’Alfa Romeo che Riccardone si mette in mostra, cosa non facile alla fine degli anni ’60 visto i numerosi piloti di valore, compresi quelli ufficiali, al volante delle vetture di Arese. Nel 1969 con Spartaco Dini è terzo assoluto alla 4 Ore di Monza, prova dell’Europeo Turismo, con i colori dell’Autodelta mentre al GP del Mugello corre su una 1300 GT Junior assieme a Gino Pozzo senza però vedere l’arrivo

Nel 1970 Riccardone decide di acquistare un’Abarth 2000 SP, la cosiddetta “quattro fari” con cui ottiene risultati di valore nelle cronoscalate come le vittorie nella Ascoli-Colle San Marco, alla Svolte di Popoli o nella gara di Pieve Santo Stefano mentre alla Trento-Bondone si piazza terzo assoluto dietro ad Antonio Zadra e Franco Pilone. Al termine di quella stagione Riccardone conquista la classe Sport nel Campionato italiano di velocità in salita.

La “quattro fari” in vista della stagione 1971 viene sostituita da una Alfa Romeo 33/3 colore blu scuro con fregi in oro, come il colore del suo casco, che aveva un passato nella squadra ufficiale. Con la vettura milanese Riccardone finì secondo alla salita Castione Baratti-Neviano degli Arduini in provincia di Parma mentre nella gara Interserie di Imola chiude quattordicesimo, è tredicesimo invece alla 500 Km disputata sullo stesso circuito romagnolo.

Nel 1972 Riccardone corre ancora con la 33/3: sabato 20 maggio sono in programma le prove ufficiali della salita Castione Baratti-Neviano degli Arduini. Circa tre chilometri dopo la partenza, il pilota pratese perde il controllo della vettura, due ruote finiscono fuori dalla sede stradale. L’Alfa blu ed oro sbanda, si ribalta per poi andare a schiantarsi contro il muro di una casa spezzandosi in due parti. Riccardone, ovvero Carlo Benelli, muore sul colpo. A 29 anni lascia una moglie e due figli.

Secondo quello che si seppe nelle settimane seguenti, la cronoscalata emiliana sarebbe dovuta essere l’ultima gara di Riccardone, deciso a lasciare le corse per concentrarsi sull’azienda di famiglia, come aveva giù fatto qualche anno prima il fratello Roberto. Dopo la sua scomparsa il personaggio di Riccardone Superfusto non venne più usato per pubblicizzare l’insetticida prodotto dalla ditta della famiglia Benelli.