Pilota, costruttore ma anche uomo d’affari, playboy, fotografo e tanto altro. Alain de Cadenet che se n’è andato lo scorso 2 luglio era tutto questo e molto di più. Basti dire che sapeva pilotare l’aereo Spitfire utilizzato dalla RAF nella seconda guerra mondiale e, insieme a Sua Maestà la Regina, possedeva la più completa collezione di francobolli di Re Giorgio V. Era anche il proprietario di alcune auto particolari, tra cui un’Alfa Romeo 8C vincitrice della Targa Florio, ma si pentì sempre di aver venduto la Ferrari 250 GTO. Era nato il 27 novembre 1945, figlio di Maxime Jacques de Cadenet, tenente dell’Aeronautica Militare francese, e di Valeria, attrice di “B movies” che viveva a Hollywood.

Dopo aver frequentato la Framlingham School ha iniziato a lavorare in una banca d’affari della City di Londra ma quando una modella con cui usciva lo ha lasciato per un fotografo di moda, De Cadenet ha deciso di abbandonare il mondo della finanza e diventare un fotografo molto apprezzato nel mondo del rock e della moda. Quando un’altra ragazza lo lascia per un pilota, il giovane britannico inizia ad interessarsi al motorsport. Con il suo amico Richard Rossely va a Brands Hatch con una AC Ace Bristol e si iscrive ad una delle tante gare club che si corrono sui tracciati britannici. Le voci dicono che c’era nei paddock una donna particolarmente attraente che chiese ad Alain di andare a casa sua finita la gara. Quando De Cadenet arrivò, si trovò a tu per tu con Mike Hailwood che se ne andava con un sorriso stampato in faccia…

Però gli rimase la passione per le corse. Dopo aver imparato molto rapidamente le basi e aver dimostrato di avere talento, si compra una Porsche 904 con cui debutta al Martini International del 1967 a Silverstone. Torna a casa con la coppa ed il premio in denaro e la famiglia decide di dargli una mano. L’anno successivo acquista una Ferrari Dino 206, poi passa ad una Porsche 908 e ad una Lola T210. Nel 1971 debutta a Le Mans, dove correrà altre tredici volte, su una Ferrari 512M dell’Ecurie Francorchamps con il conte belga Hughes de Fierlant ed arriva quinto alla 24 Ore di Daytona su una Ferrari 312 della NART. Nello stesso anno diventa un concorrente in F1, acquisendo una vecchia Brabham BT33 che, con i colori della Ecurie Evergreen, partecipa alle due trasferte nordamericane con l’amico Chris Craft al volante. Non si qualifica in Canada, ma parte a Watkins Glen con lo sponsor Bick’s Pickles che ha pagato in natura… barattoli di sottaceti.

De Cadenet sceglie di puntare su Le Mans e dopo non essere riuscito ad acquistare una Ferrari 312PB decide di diventare costruttore. Recluta un giovane designer alla Brabham, tale Gordon Murray, che lavorando nel tempo libero ed utilizzando alcuni componenti dell’auto di F1 da vita alla Duckams LM che prende il nome dallo sponsor di lubrificanti. La coppia De Cadenet-Craft a Le Mans arriverà al 12° posto assoluto.

Nel 1973 lavora brevemente come team manager per la nuova squadra di Formula 1 di Graham Hill, ma a metà stagione litiga e se ne va. Per un paio di stagioni corre ancora con la sua Sport ma nel 1975 acquista una Lola T380 con cui, assieme a Chris Craft è 14° a Le Mans. Nei mesi successivi viene modificata l’aerodinamica e nel 1976 i due britannici sono terzi dietro la Porsche 936 di Jacky Ickx e Gijs van Lennep e la Mirage di Francois Migault e Jean-Lous Lafosse. L’anno successivo concludono quinti. Nel 1978 con la stessa vettura corre nella serie Can-Am, ottenendo un quinto posto a Trois Rivière con la sponsorizzazione delle Poste britanniche. Nel 1979, con Migault che sostituì Craft, fu secondo nella 6 Ore di Silverstone ma dovette ritirarsi a Le Mans. Nel 1980 conquista il settimo posto ancora con Migault ma la stagione era iniziata bene dato che assieme alla sudafricana Desiree Wilson vinse la 1000 Km di Monza e la 6 Ore di Silverstone.

Dal 1982 in poi Alain De Cadenet ha corso con altre squadre a Le Mans ma senza ottenere risultati particolarmente brillanti e nel 1988 decide di appendere il casco al chiodo. Si reinventa come commentatore televisivo e presentatore grazie al suo bell’aspetto, all’eloquenza ed alla conoscenza della tecnica. In seguito si trasferisce a Los Angeles pur conservando la sua casa di Londra. È morto in California a76 anni dopo aver combattuto contro il cancro per alcuni mesi. Lascia la moglie Alison, la figlia Amanda, presentatrice televisiva, ed il figlio Alexander, scultore, pittore e fotografo.