Se fosse stata la scena di un film, ci immagineremmo che la signora della buona borghesia tedesca nell’austera sala da pranzo dell’austera villa di famiglia a Brema stia sorseggiando il caffè, o il thè, in un tranquillo lunedì di metà giugno. E nel frattempo sfoglia i quotidiani del mattino. Improvvisamente la tazzina le scivola dalla mano andandosi a schiantare sul pavimento mentre la sua bocca rimane aperta in un moto di stupore. Cosa ha scoperto la signora Krages? Che il figlio Louis ha vinto, il giorno prima, la 24 Ore di Le Mans. Colpo di scena che ne contiene altri: Louis sui giornali viene identificato con lo pseudonimo “John Winter” e nessuno della famiglia Krages sapeva che Louis, 36 anni quando nel 1985 vinse sul circuito della Sarthe, nei fine settimana si dedicava alle corse.
A questo punto lo sceneggiatore del “nostro” film con un flashback ci porterebbe all’inizio della storia. Il 29 luglio 1875 nasce a Brema Louis Krages, figlio di un falegname, che negli anni costruì un importante gruppo, a livello europeo, nel commercio del legname. Nel 1909 ha un figlio, Hermann. Durante la seconda guerra mondiale, gran parte delle strutture furono distrutte ma non si diede per vinto ed iniziò con successo a ricostruire il suo impero di legno. Ricostruì anche la sua vita dato che divorziò dalla prima moglie per sposarne una seconda che il 12 agosto 1949 – quando Louis ha 74 anni – gli dà il secondogenito, Louis junior. Ma il fondatore dell’azienda se ne andrà poco tempo dopo, nel 1955 ad ottant’anni.
Il piccolo Louis cresce nella Landhaus Krages, una grande villa a due piani con un grande parco fatta costruire dal padre nel 1925 su progetto di Hans Hearing. Studia ed inizia ad occuparsi delle attività di famiglia. Dentro di lui cresce la passione per le auto da corsa ma non vuole farlo sapere alla famiglia perché sa che la madre gli impedirebbe di correre ritenendo l’automobilismo uno sport pericoloso.
Allora Louis Krages decide di utilizzare uno pseudonimo, “John Winter”, senza rivelare alla famiglia dove veramente trascorra i fine settimana. Inizia la sua carriera agonistica nel 1977 gareggiando nel DRM con una Porsche 934 con cui ottiene otto podi. Nel febbraio dell’anno dopo debutta alla 24 Ore di Daytona: corre con la Kremer Racing su una Porsche 935 K2 divisa con Josef Brambring e Dieter Schornstein, finiranno al quinto posto. Per il resto della stagione “John Winter” alterna il DRM (ovvero… l’antenato del DTM) con il Mondiale Marche con Kremer. Debutta a Le Mans ma è costretto al ritiro. Stesso programma nel 1979 ma alla 24 Ore va meglio: finisce tredicesimo sulla Porsche 935 K3-Kremer divisa con Axel Plankenhorn e Philippe Gurdjian.
Negli anni successivi diminuiscono le sue apparizioni ma nel 1983 Louis Krages, sempre con lo pseudonimo “John Winter”, corre con il team Joest Racing nell’Interserie e nel Mondiale Marche, dividendosi tra una Porsche 936C ed una 956. Nel 1984 passa allo Schorstein Racing Team: con Dieter Schorstein e Volkert Merl su una Porsche 956 è quinto assoluto a Le Mans.
Per il 1985, “John Winter” aveva un ampio programma con la Joest Racing che comprendeva anche la partecipazione alla 24 Ore di Le Mans. Sul circuito francese la Porsche 956 con i colori bianco, giallo e nero dello sponsor New Man è affidata a due specialisti come Klaus Ludwig e Paolo Barilla, una garanzia. John Winter effettua un solo stint domenica mattina lasciando ai suoi compagni di squadra il resto del lavoro. Alla fine i tre piloti vincono con un vantaggio di tre giri sulla Porsche della Richard Lloyd Racing di Palmer-Weaver-Lloyd. Il giorno successivo, come abbiamo detto all’inizio, la vita segreta di Louis Krages è stata scoperta quando sua madre ha visto la foto del podio di Le Mans sui giornali. Tuttavia, Louis Krages ha continuato a correre sotto lo pseudonimo di “John Winter” fino alla fine della carriera.
Nel 1986 “John Winter” corre ancora con Joest ma l’equipaggio vittorioso dell’anno prima a Le Mans si deve ritirare. Quell’anno Louis Krages vinse solo due gare Interserie a Wunstorf e Most.
Nel marzo 1987, “John Winter” è quarto alla 12 Ore di Sebring con il team Joest Racing assieme a Sarel van der Merwe e Danny Ongais. Nello stesso anno, è di nuovo quarto alla 1000 km di Monza e alla 1000 del Nurburgring. Nel 1988 è secondo a Sebring insieme a Frank Jelinski e Paolo Barilla su una Porsche 962 mentre a Le Mans, con Frank Jelinski e Stanley Dickens sulla Porsche 962 C, finisce al terzo posto. Anche nel biennio 1989-1990 corre nel Campionato Mondiale Sport Prototipi senza risultati particolari, nella seconda stagione, a Le Mans, “John Winter” è ottavo, insieme a Bob Wollek e Stanley Dickens su una 962 C.
Nel febbraio 1991 arriva un’altra grande vittoria per “John Winter”: insieme a Frank Jelinski, Henri Pescarolo, Hurley Haywood e Bob Wollek fa parte dell’equipaggio della Porsche 962 C della Joest Racing che vince la 24 Ore di Daytona. In quell’anno disputa tutto il campionato IMSA GTP come l’anno dopo, stagione in cui corre anche nel DTM tedesco con una Mercedes 190E 2.5-16 Evo2 gestita da Zakspeed. Non ripete l’esperienza in patria nel 1992 preferendo concentrarsi con la Joest Racing sul campionato IMSA GTP (con Manuel Reuter vince a Road America) e sulla Le Mans dove corre con Reuter e Frank Jelinski sulla Porsche 962 C senza vedere l’arrivo.
Nel 1994 “John Winter” torna al DTM, guidando la Opel Calibra V6 dell’Opel Team Joest, senza ottenere vittorie o podi. Per la stagione 1995 del DTM “John Winter”, usando finalmente il suo vero nome, Louis Krages, passa a Zakspeed per correre con una Mercedes Classe C V6 ma va a punti solo una volta. A fine stagione, all’età di 46 anni, si ritira dalle corse.
Il nostro film potrebbe chiudersi qui ma lo sceneggiatore ha scritto un altro finale, per nulla bello. La sua azienda di legname – il magazzino nel porto di Brema copre un’enorme superficie di 200.000 metri quadrati – inizia a soffrire di gravi problemi di gestione registrando enormi perdite. Krages investe nell’azienda i fondi di famiglia ma alla fine deve cedere tutto alle banche (le malelingue sottolineano che le corse avevano svolto un ruolo importante nel fallimento dell’azienda) che vendono tutto alla finlandese Finnforest.
Louis Krages lascia la Germania e cercò di avviare una nuova attività, la produzione di giocattoli in legno, ad Atlanta, negli Stati Uniti. Ma anche questa iniziativa non ha successo e l’11 gennaio 2001 Louis Krages, complice la depressione di cui soffriva da qualche tempo, decide di porre fine alla sua esistenza sparandosi con una pistola nella sua casa di Atlanta.