Il prossimo 26 aprile avrebbe compiuto 63 anni, essendo nato nel 1958. Ed invece John Colum Crichton-Stuart, settimo marchese di Bute, non festeggerà. Martedì 22 marzo se n’è andato, dopo una malattia che se lo è portato via in breve tempo. Solo gli amici più stretti lo conoscevano con questo nome, per gli appassionati del motorsport era il Conte di Dumfries o, meglio, Johnny Dumfries ricordato soprattutto per aver corso un anno in Formula 1 con la Lotus e per aver vinto un’edizione della 24 Ore di Le Mans.

Grande la passione di questo scozzese misurato ed educato che aveva cominciato a farsi le ossa all’inizio degli anni ’80. Nato nel castello di Rothesay, John entrò nel mondo del motorsport sotto mentite spoglie guidando un furgone per il team Williams di F1 nelle varie gare del Mondiale grazie all’aiuto del cugino, pure lui appassionato di corse.

Ha iniziato la sua carriera come pilota in Formula Ford 1600, prima che Dave Morgan lo prendesse sotto la sua ala protettrice nel 1983 per farlo correre in Formula 3. Ha disputato tutto il campionato britannico ed anche l’Europeo in cui ha ottenuto la sua prima prestazione degna di nota, ovvero battere il brasiliano Ayrton Senna nella gara che si è disputata sul circuito di Silverstone. L’anno successivo Johnny Dumfries è entrato nella Dave Price Racing e ha avuto una grande stagione conquistando, al volante della sua Ralt RT3 con motore Volkswagen, il campionato britannico con ben dieci vittorie a cui si devono aggiungere quattro successi nell’Europeo dove è finito secondo dietro a Ivan Capelli e davanti ad altri piloti di valore tra cui Gerhard Berger, terzo.

L’anno dopo passa alla Formula 3000 dove corre le prime gare della stagione con una March del team Onyx senza però ottenere prestazioni degne di particolare nota. Parallelamente a questo programma Johnny Dumfries viene ingaggiato dalla Ferrari come tester della 156/85 che è progettata dal britannico Harvey Postlethwaite e guidata in gara da Michele Alboreto e Stefan Johansson.

All’inizio del 1986 arriva la sua grande occasione: Ayrton Senna lo vuole a tutti i costi al suo fianco nel team Lotus in Formula 1 sulla 98T al posto del coriaceo Derek Warwick in uscita dalla Renault. Una scelta che fece discutere gli appassionati d’oltre Manica perché quest’ultimo era considerato più veloce e “cattivo” del nobile scozzese pur vincitore di un titolo di Formula 3. Johnny Dumfries se la cava abbastanza bene sulla Lotus, anche se gli esordi sono difficili, con una non qualificazione a Monaco. Riesce a finire quinto in Ungheria e, a fine stagione, conquista un punto in Australia, gara in cui fu il primo pilota a correre con una camera car trasmettendo le immagini in diretta ai canali televisivi. Ma i risultati stagionali non bastano per mantenere il volante anche nella stagione successiva: il suo posto lo prende il giapponese Satonu Nakajima che supportato dalla Honda che all’epoca forniva i motori alla Lotus.

Dumfries lascia quindi la F1 e sceglie le corse di durata. Nel 1987 corre per vari team arrivando secondo a Brands Hatch su una Porsche 962 assieme a Mauro Baldi e vincendo a Spa-Francorchamps su una Jaguar XJR-8 ufficiale in coppia con Martin Brundle. La squadra inglese lo conferma anche per la stagione 1988, segnata da una grande vittoria alla 24 Ore di Le Mans assieme a Andy Wallace e Jan Lammers con meno di 200 metri di vantaggio sulla Porsche dell’esperto equipaggio formato da Stuck-Ludwig-Bell. Nello stesso anno fa un brevissimo ritorno in Formula 3000, guidando un Reynard del team GEM negli ultimi quattro appuntamenti stagionali ma senza risultati particolarmente interessanti.

Dumfries corre ancora per un paio di stagioni nel Campionato endurance su una Toyota del team Tom’s prima di attaccare definitivamente il casco al chiodo e dedicarsi alle attività di famiglia.