Vi siete mai chiesti perché tutte le Ligier costruite dall’ex rugbista Guy portavano la sigla JS prima del numero progressivo? Sono le iniziali di Jo Schlesser, grande amico di Ligier nonché zio di Jean Louis, per due volte vincitore del Mondiale Endurance e per altrettante volte primo a Dakar.
Joseph Schlesser appartiene a quella terra francese che si confonde con il territorio germanico dove i cognomi abbandonano la morbidezza della lingua transalpina per legarsi alla durezza di quella tedesca. Nasce il 18 maggio a Liouville, nel dipartimento della Mosa ma ben presto abbandona quei territori martoriati durante la prima guerra mondiale per emigrare con la famiglia in Madagascar. Tornerà in Francia attorno ai vent’anni andando a vivere con i parenti a Nancy, in Lorena.
Nel 1952, a 24 anni, fa le sue prime esperienze come pilota ma ben presto torna in Madagascar dove diventa pilota di aerei e corre qualche garetta in auto. Occasionalmente torna in patria: nel 1957 con Jacques Jauson su un’Alfa Romeo 1900 TI vince la classe nel Tour de France mentre con la moglie Annie, su una Mercedes-Benz 300 SL, arriva secondo alla Marathon de la Route dello stesso anno, gara conosciuta anche come Rally Liegi-Roma-Liegi. Nello stesso anno debutta alla 24 Ore di Le Mans: corre con Jean-Claude Vidilles su una DB HBR-Panhard ma i due non vedono l’arrivo.
Due anni dopo Jo e Annie Schlesser rischiano grosso: durante il Tour de France Automobile la loro Ferrari 250GT cade in un burrone alto 25 metri. Erano terzi assoluti e mancavano appena 300 km al traguardo.
Nel 1960 Jo Schlesser lascia definitivamente il Madagascar ed inizia a inseguire il suo sogno di diventare un pilota. Acquista una Cooper T51-Climax di F2 da Harry Schell, ma in quella stagione non ottiene risultati di particolare rilievo con la monoposto. Va meglio con le ruote coperte: assieme a Lucien Bianchi sulla Ferrari 250GT arriva undicesimo alla 1000 Km del Nürburgring vincendo la classe mentre alla 4 Ore di Rouen-les-Essarts è secondo assoluto, stesso risultato con Pierre Damay al Tour de France Automobile.
Nell’aprile del 1961 partecipa ai test preliminari in vista della 24 Ore di Le Mans con la Ferrari 250GT SWB ma è vittima di un grave incidente con fratture a braccia e gambe. Jo Schlesser torna in gara a settembre arrivando terzo con una Ferrari 250GT SWB alla Coupe de Paris a Linas-Montlhéry e poi quarto alla 1000 Km de Paris sullo stesso circuito assieme a Pierre Dumay.
Il 1962 si apre con la partecipazione al Rallye di Monte Carlo con una Renault R4 ufficiale mentre nel resto della stagione corre con una Brabham BT2 di Formula Junior con cui vincerà il titolo quell’anno e nel 1963. Nel 1962 si piazza secondo al Tour de France su una Ferrari 250GTO divisa con Henri Oreiller, campione olimpico di sci nel 1948, che due settimane dopo avrebbe perso la vita a causa in un incidente sulla pista di Linas-Montlhéry.
Le capacità di Jo Schlesser vengono notate da Karl Abarth che alla 1000 Km de Paris 1962 a Linas-Montlhéry lo fa correre su una Abarth-Simca 1300 Bialbero ufficiale assieme a Gianni Balzarini ma devono ritirarsi. L’anno dopo viene chiamato dall’Aston Martin per correre a Le Mans su una DP214 assieme a Bill Kimberley, ma il motore li lascia a piedi. Con gli inglesi vince la Coupes du Salon a Linas-Montlhéry.
Da tempo conosce Guy Ligier, di due anni più giovane, che dopo aver vinto un titolo nazionale nel canottaggio, aver giocato a rugby nelle fila del Vichy ed aver esordito nel Motomondiale vuole correre con le auto. Insieme aprono una concessionaria Ford a Parigi e corrono con le vetture americane cercando di entrare nel team Ford France. Navigato da Patrick Vanson, Jo Schlesser è secondo nel Tour de Corse 1963 su una potente Shelby Cobra V8 con cui nello stesso anno vincerà il Critérium des Cévennes affiancato da Henri Greder.
Nel 1964 Carroll Shelby chiama il francese a correre la 12 Ore di Sebring con una Cobra ufficiale al fianco di Phil Hill, saranno sesti. Dall’altra parte dell’Atlantico gli capita anche di essere al via di una gara nella Nascar: si piazza tredicesimo nella prestigiosa Daytona 500. Assieme all’amico Guy Ligier corre con una Brabham BT10 di Formula 2 con cui vince il GP Roma a Vallelunga ed ottiene piazzamenti lusinghieri. Nel 1965 torna a Sebring piazzandosi quarto assoluto assieme a Bob Bondurant su una Cobra. In Europa vince il titolo francese categoria GT ed ottiene risultati interessanti in F2 con la Brabham.
Nel 1966, oltre ad apparire come attore nel film Grand Prix di John Frankenheimer è pilota ufficiale Matra in Formula 2 ottenendo qualche piazzamento. Dato che le monoposto della categoria minore potevano, all’epoca, andare a ingrossare gli elenchi partenti dei GP di Formula 1, Jo Schlesser si iscrive al Gran Premio di Germania al Nürburgring che chiuderà al decimo posto.
Nel 1967 Schlesser è ottavo, con una Matra-Ford, nel Campionato Europeo di Formula 2 mentre l’amico Guy Ligier corre dodici Gran Premi di Formula 1 con una Cooper T81-Maserati e una Brabham BT20-Repco. Ligier fonda il team Inter-Sport BP che fa correre due McLaren M4A-Ford di Formula 2, una per l’ex rugbista e l’altra per Jo Schlesser ma i risultati di entrambi sono inferiori alle attese. Va meglio nel Mondiale Marche: con una GT40 iscritta da Ford France nel 1966 sono quinti alla 1000 km del Nürburgring e l’anno dopo sesti alla 1000 Km di Monza mentre con una Ford MkIIB vincono la 12 Ore di Reims. Per Schlesser e Ligier anche un quarto posto sul difficile circuito stradale del Mugello nel 1967.
Nel 1968 firma un contratto come pilota ufficiale per Porsche per il Campionato Internazionale Marche. Con l’americano Joe Buzzetta su una 907LH è terzo assoluto alla 24 Ore di Daytona, nella 1000 Km di Spa-Francorchamps, Jo Schlesser è secondo con Gerhard Mitter.
Ma anche se ha ormai 40 anni, il sogno del francese si chiama Formula 1. Nel giugno del 1968 la Honda presenta RA302 di Formula 1 con scocca in magnesio e motore V8 raffreddato ad aria. John Surtees, piota ufficiale, si rifiuta di guidarla perché la ritiene poco sicura. Allora i giapponesi, in vista del GP di Francia, in programma a Rouen-les-Essarts domenica 7 luglio, offrono l’opportunità di correre a Jo Schlesser che non se la lascia scappare. Si qualifica, con un po’ di fatica, sedicesimo su diciotto partenti. In gara, al terzo giro, perde il controllo della vettura nella velocissima Virage des Six Frères che si trova in fondo al temibile tratto in discesa dopo la partenza. L’Honda, sotto la pioggia, scivola sulla pista bagnata andando a schiantarsi contro un terrapieno. Si è capovolge e prende fuoco, le fiamme raggiungono i 30 metri di altezza a causa del serbatoio pieno di carburante e del magnesio della scocca. Per Jo Schlesser (estratto dal relitto dopo un quarto d’ora) non c’è scampo. La gara, incredibilmente, dopo l’incidente non viene interrotta.
Dopo la tragedia del francese, sepolto al cimitero di Malzeville, le gare di Formula 1 non tornarono più Rouen-les-Essarts, l’Honda costruì una seconda RA302 che nuovamente Suurtees si rifiutò di guidare e a fine anno la Casa giapponese abbandonò la F1.
Dopo la morte di Jo Schlesser, il suo amico e socio Guy Ligier ha deciso di non correre più diventando costruttore. In onore dell’amico tutti i modelli hanno il prefisso JS.