Erede di una ricca famiglia inglese Courage trovò la morte a Zandvoort inseguendo il suo sogno di vincere un Gran Premio

Sono troppo pochi 28 anni per andarsene da questo mondo. Quando hai tutta una vita davanti. Ed invece il destino ha scelto per te. Lui e Jochen Rindt erano nati entrambi nel 1942, a poche settimane di distanza. Ed entrambi sono morti nel 1970, a poche settimane di distanza.

Alto, sorridente, biondo, Piers Raymond Courage era un tipico inglese nato a Colchester, Essex, il 27 maggio 1942. Un cognome “pesante” il suo: infatti era il primogenito di uno dei più noti produttori di birra, la Courage appunto. Agli studi presso l’esclusivo college di Eton alternava le corse con una Lotus Seven regalatagli da padre. Quando arrivano i primi risultati decide di provare a correre seriamente ma il padre è chiaro: niente soldi, avrebbe dovuto cercarsi da solo il budget.

Nel 1963 compra una Merlyn con motore Climax mentre l’anno dopo, con Charlie Greminger e Jonathan Williams, fonda l’Anglo-Swiss Racing Team che nonostante la sede a Losanna finanziariamente non dispone di mezzi illimitati. In Formula 2, con una Lotus 22, Courage è terzo a Reims e secondo a Zandvoort. Nel 1965 passa alla Charles Lucas Engineering che fa correre delle Brabham F3, il suo compagno di squadra è un certo Frank Williams… In quella stagione Piers ottiene quattro vittorie: Silverstone, Goodwood, Caserta e Reims mentre nel 1966 con una Lotus 41 s’impone a Pau, Rouen, Brands Hatch ed Albi.

Nel 1967, Chris Irwin della BRM, lo chiama in F1 “parcheggiandolo” nella scuderia di Reg Parnell per farlo crescere ma con la Lotus 25 e poi la BRM P261 non riesce ad ottenere risultati interessanti ed allora nello stesso anno corre nell’Europeo di Formula 2 con una McLaren del team Coombs con la quale si classifica quarto ma con cui è anche protagonista di alcuni incidenti a Pau, Pergusa e Brands Hatch.

John Coombs non lo conferma nel team ma Piers Courage vuole diventare un pilota “vero” e compra una delle McLaren del team per andare a correre la Coppa Tasmania in Australia e Nuova Zelanda. Quasi sempre terza forza alle spalle della Lotus di Clark e di Amon con la Ferrari di Amon, sotto la pioggia del GP di Longford vince battendo i due campioni.

Nella stagione 1968 Piers Courage torna in F1, con la BRM P126 del tem di Reg Parnell ottenendo risultati interessati tra i quali spiccano il sesto posto a Rouen e il quarto a Monza. Corre anche in F2 con le Brabham del team del suo ex-compagno di squadra Frank Williams. I due nel 1969 tentano il salto in F1: Frank acquista una Brabham BT26 e Piers la porta in alto ottenendo due secondi posti a Monte Carlo e negli Stati Uniti. Vince il Gran Premio di Enna, non valido per il Mondiale.

Williams e Courage decidono, per il 1970, di scommettere sulla neonata De Tomaso 505, progettata da Gian Paolo Dallara con cui il pilota inglese è terzo nell’International Trophy di Silverstone. Nel Mondiale le cose vanno male: ritiro in Sudafrica, mancata qualificazione in Spagna, non classificato a Monte Carlo, altro ritiro in Belgio. Il 21 giugno 1970 si corre il GP d’Olanda, a Zandvoort. Nelle prove Courage ottiene un incoraggiante nono tempo, ma al 23° giro in seguito ad una sbandata la macchina esce di pista andando a sbattere contro una scarpata. La monoposto s’incendia subito senza lasciare scampo all’inglese.

Era sposato da pochi mesi con Lady Sarah Curzon, figlia Edward Richard Assheton, quinto conte di Curzon, conosciuto nel mondo delle corse come Earl Howe e vincitore della 24 Ore di Le Mans 1931 con l’Alfa Romeo 8C 2300 LM assieme a Sir Hnery Birkin.