Se tua madre si chiama Jane Du Pont ed è erede di quella famiglia, con radici in Francia, che negli USA ha fatto fortuna con la polvere da sparo prima di virare verso l’industria chimica e quella automobilistica, è probabile che la tua vita non sia così irta di ostacoli e difficoltà. E se tuo padre Harry ha un incarico di rilievo nell’All American Aviaton Company, la compagnia aerea di proprietà sempre della famiglia Du Pont, allora hai fatto bingo o quasi. Robert Brett Lunger nasce il 14 novembre del 1945 nel Delaware da Harry e Jane Du Pont. La vita gli riserva le migliori scuole e la Princeton University. Tra un esame e l’altro di scienze politiche si diletta nei classici sport americani, ovvero baseball, football e hockey, prima di scoprire casualmente l’automobilismo. Comincia a correre nel 1965 con una Corvette prima di assaggiare, per tre anni di seguito, le piste della CanAm. Con risultati non trascendentali, a dire il vero.
Arriva il ’68 e Brett lascia in un angolo libri e casco, il Paese chiama. Migliaia di giovani americani spendono la loro gioventù e la loro vita inl Vietnam per dare la caccia ai “rossi” e Lunger non vuole essere da meno: parte volontario per il Sud Est asiatico, inquadrato nel corpo dei Marines. È possibile, viste le parentele, che la prima linea la veda poche volte ma ha comunque l’occasione di portare in salvo un coetaneo strappandolo alla nera signora con la falce. Ma non è un marine qualsiasi quello che Brett ha salvato: è figlio di uno dei proprietari della Liggett & Myers. Se non vi dice niente questo nome, vi dirà di più quello che producono, le sigarette Chesterfield’s.
In segno di riconoscenza il marchio del tabaccaio accompagnerà Brett in tutta la sua carriera automobilistica che ricomincia nel 1971. In Formula 5000 oltre oceano se la cava abbastanza bene, non si può dire lo stesso nei tre GP che disputa nel 1975 su una Hesketh uguale a quella di James Hunt.
Nel 1976 passa alla Surtees, sempre appoggiato dalla Chesterfield’s. Disputa dieci gare senza andare a punti ma ottiene comunque una vittoria, morale, il 1° agosto. Il giorno prima, è il sabato delle qualifiche del GP di Germania al Nurburgring, sua madre lo chiama per dirgli che papà Harry, già in condizioni precarie, non c’è più. Il primo pensiero è mollare tutto, cercare il primo aereo e volare a casa. Mamma Jane lo convince a restare ed a correre, tanto non si può più fare nulla. Il giorno dopo, 1° agosto, con un groppo in gola, Brett cala la visiera del casco e parte. Al secondo giro Lauda ha l’incidente al Bergwerk, la sua Ferrari è avvolta dalle fiamme. Arrivano Harald Ertl, Guy Edwards, Arturo Merzario ed il marine americano, tutta gente abituata solitamente a vedere solo – e da lontano – gli scarichi della Ferrari. La Surtees di Lunger centra il rottame rosso ed a sua volta è centrato da Ertl mentre Edwards riesce a schivare il groviglio di lamiere. Gli estintori della Surtees funzionano dando la possibilità a Lunger di saltare giù al volo. In quel momento torna il Brett in divisa verde che difendeva la sua Patria in Vietnam: freddo, preciso, non si lascia sopraffare dalle emozioni. Mentre gli altri due armeggiano con gli estintori lui e Arturo cercano di strappare Niki dall’abitacolo. Ci provano una volta ma il fuoco li respinge, la seconda è quella buona: non si sa come ma Brett riesce a mettersi in piedi a cavalcioni del roll bar e mentre Arturo slaccia le cinture prende Lauda per le spalle trascinandolo sull’erba. È andata. Correrà ancora due anni in F1 con una McLaren privata e con l’Ensign ma la sua gara l’ha già vinta. Proprio il giorno dopo la morte di papà.
Dirà addio alle corse nel 1979 per riprendere gli studi e laurearsi a Princeton prima di diventare commentatore della F1 per la CBS e dedicarsi ad altri sport, tra cui la maratona e il ciclismo. Si è poi impegnato in una società di ricerca ma non ha dimenticato che la sua vita è segnata dal salvataggio di altre vite: pilota d’aereo, è uno dei volontari dell’Angel Flight Network, associazione che trasporta malati e veterani di guerra in ospedale. Ah, erede di una famiglia che ha fatto fortuna con la polvere da sparo, Brett Lunger da anni è impegnato nella lotta alla diffusione delle armi negli Stati Uniti.