Lo scorso 2 novembre avrebbe compiuto ottant’anni, essendo nato nel 1941. Ma lo scorso 14 novembre si sono ricordati i cinquant’anni dalla sua morte. Mezzo secolo senza Giovanni Salvati, Giovannino o Giannino come era conosciuto dalla famiglia e dagli amici, uno dei piloti italiani con più talento in quella “covata” che ha segnato il motorsport tra la fine degli anni ’60 e l’inizio del decennio successivo.
Salvati nasce a Castellamare di Stabia, in provincia di Napoli, dove suo padre Narciso ha una stazione di servizio. Nel 1961 la famiglia si trasferisce a Milano e il padre apre un negozio di pneumatici in viale Umbria. La vicinanza con l’autodromo di Monza si fa sentire e Giovannino si appassiona ai motori.
Nel 1965, a 24 anni, fa il suo esordio in una gara di Formula 875 Monza, categoria in cui l’anno successivo arriverà terzo in campionato. Nel 1967 passa alla Formula 850 con cui ottiene le sue prime vittorie.
Nel 1969 con il fratello minore Adriano fonda la Scuderia Italia, il cui scopo è noleggiare monoposto Formula 875 Monza ai ragazzi che vogliono provare a diventare piloti. La scuderia acquista anche una Tecno 69-Ford e Salvati il 6 aprile 1969, nella “sua” Monza, debutta in Formula 3 partecipando al Premio Novolan che si corre sul circuito Junior. L’esordiente, sotto la pioggia, firma la pole position mentre in gara vince la sua manche, l’altra finisce alla Tecno di Ronnie Peterson. In gara lui e lo svedese duellano per tutta la gara ma ad otto giri (su 50) dalla fine Salvati si deve ritirare mentre è in testa per la rottura del cambio. Salvati è irruento, non si risparmia, la sua è una guida fatta tutta di grinta e forza, capace di infiammare gli animi degli appassionati.
Nel corso della stagione Giovannino Salvati ottiene qualche risultato interessante ed a fine stagione l’Autodelta lo convoca per un test, assieme ad altri giovani piloti italiani, a Monza su una Alfa Romeo GTA Junior 1300 ufficiale sul circuito stradale di 5.750 chilometri, in previsione della successiva stagione del Campionato Europeo Turismo.
Salvati non viene scelto per correre con le Alfa ed allora per il 1970 torna in Formula 3 con una Tecno 70-Ford con cui vince il Campionato italiano lasciandosi dietro due Brabham, quelle di Claudio Francisci e di Gian Luigi Picchi.
Nel corso della stagione i fratelli Gianfranco e Luciano Pederzani, fondatori e proprietari della Tecno, offrono a Salvati un ingaggio per il Gran Premio Lotteria di Formula 2 a Monza al volante di una Tecno 69 con motore Cosworth FVA. Per tutta la gara se la gioca con la Brabham BT30-Cosworth FVA del britannico Gerry Birrell e la Ferrari Dino 166 di Tino Brambilla: all’ultimo giro, prima della Parabolica, li supera entrambi e va a vincere con un decimo sull’inglese e due sul monzese. A fine agosto corre ancora nel GP del Mediterraneo a Pergusa con una Tecno 70 mentre nella stagione invernale partecipa al Torneio Brasileiro de Formula 3 vincendo una gara sul nuovo circuito stradale di Tarumã, nei pressi di Viamão, a circa trenta chilometri da Porto Alegre. In quei mesi effettua anche dei test con l’Abarth in previsione di una partecipazione al Campionato Mondiale Sport. A dicembre vince il premio Casco d’Oro della rivista Autosprint.
La sua stagione 1971 non si dimostra all’altezza delle aspettative e, dopo aver lasciato l’Abarth, l’unico risultato di un certo rilievo è il secondo posto con una March 712M con motore Cosworth FVA della scuderia Ala d’Oro al Gran Premio Città di Imola di Formula 2 dietro al brasiliano Carlos Pace.
Torna in Formula 3 a metà settembre, il 19, quando Aquilino Branca gli offre di correre con la nuova Branca71-Ford nella Coppa Agip, ultima prova del Campionato italiano. Salvati va a vincere la finale lasciandosi dietro il belga Claude Bourgoignie e Carlo Giorgio.
Con la March 712M-Ford Cosworth FVA della scuderia Ala d’Oro, preparata da Aquilino Branca, si presenta al via del Torneio Brasileiro de Fórmula 2 del 1971, articolato su quattro appuntamenti. Nella gara di apertura ad Interlagos, vinta da Emerson Fittipaldi davanti a Ronnie Peterson e Wilson Fittipaldi, Salvati conclude quinto alle spalle di Carlos Reutemann e davanti a Graham Hill, Nella seconda prova, sempre a Interlagos, si deve ritirare. Poi team e piloti si trasferiscono a Tarumã per la terza gara. È un circuito stradale permanente, inaugurato come detto appena un anno prima, lungo 3.015 metri in cui si corre in senso antiorario.
La gara è in programma per domenica 14 novembre 1971 e Giovanni Salvati è in lotta per il quarto posto con Wilson Fittipaldi. Al 24° dei 30 giri della seconda manche, il dramma: l’italiano prova a superare il brasiliano all’interno della curva 1, a sinistra, subito dopo il traguardo ma Salvati, forse troppo veloce, fila dritto contro il guard rail situato all’esterno, senza via di fuga che possa rallentare la vettura. La sua monoposto s’incastra sotto le barriere. È la fine, aveva 30 anni.
Così Wilson Fittipaldi racconta l’accaduto: “Mi aveva superato poco prima della curva. L’ho visto accelerare mentre io cercavo di dargli spazio. Probabilmente la velocità era troppo elevata e le ruote hanno perso l’aderenza sull’asfalto. Viaggiavamo a circa duecento chilometri all’ora e la macchina si è trasformata in un bolide incontrollato. Giovanni ha cercato disperatamente di frenare ma è uscito di strada piombando contro il guard-rail, rovesciandosi poi dopo un balzo di dieci metri in un fossato. Ho ancora notato che alzava le mani come per proteggersi il volto. Ma sono stati attimi…”. I soccorsi arrivano subito ma c’è bisogno anche della fiamma ossidrica per estrarlo dall’abitacolo della sua March 712. Un elicottero trasporta Salvati all’ospedale dove arriva morto, troppo gravi le ferite riportate nell’impatto contro il guard rail che ha completamente distrutto la vettura. Secondo Graham Hill, che partecipava alla corsa con una Brabham BT36 della Rondel Racing di Ron Dennis, la barriera d’acciaio era troppo alta: “Invece di proteggere è stata probabilmente la causa della morte di Salvati. È accaduto lo stesso a Rindt a Monza”. Il campionissimo britannico e Giovanni Salvati avevano raggiunto, in quei giorni, un accordo per correre insieme nella stagione 1972.
Nel 1973, il fratello Adriano con il giornalista Vittorio Gargiulo ed alcuni ex piloti della Formula 875 Monza, fondarono la scuderia Giovanni Salvati che ha contribuito a lanciare nel mondo delle corse tanti piloti tra cui Michele Alboreto.